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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2010-10-14 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-10-09 SEPOLTI DAL 5 AGOSTO Cile, la trivella raggiunge i minatori

Ora sarà puntellato il pozzo di salvataggio ma per il recupero bisognerà aspettare ancora

La trivella che scava il pozzo di salvataggio nella miniera di oro e rame di San Josè ha completato il lavoro e ha raggiunto i 33 operai sepolti dal 5 agosto. Lo hanno riferito i parenti dei minatori. Il suono delle sirene ha salutato l'attesa conclusione dello scavo del tunnel, immediatamente accompagnato dal coro da stadio dei familiari nel campo "Esperanza" che, abbracciandosi l'un l'altro hanno scandito "Ci-ci-ci,le, le le". Secondo le autoritá, ora occorrerá altro tempo, dai 3 agli 8 giorni, per mettere in sicurezza il tunnel scavato, all'interno del quale scorrerá la capsula-ascensore che riporterá in superficie, uno per volta, i 33 minatori: gli ingegneri dovranno infatti decidere se puntellare il pozzo con cerchi di metallo (nell'intero percorso o solo in alcuni tratti) per renderlo più sicuro, oppure se tentare l'operazione senza eseguire opere di rafforzamento degli strati di roccia.

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Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

2010-09-21 REPORTAGE - Vicino al luogo dove si sta scavando un accampamento di tende e roulotte

SANTIAGO - I 33 minatori intrappolati da 18 giorni in una miniera di oro e rame nel nord del Cile sono ancora vivi. Ma occorreranno almeno tre mesi per poterli tirare fuori. Il presidente cileno, Sebastian Pinera, ha confermato che i "sepolti vivi" sono riusciti a comunicare con l'esterno infilando un biglietto di carta nel tunnel scavato per raggiungerli. Nelle prime ore di domenica, una sonda era infatti arrivata a 688 metri di profondità e aveva raggiunto la galleria dove si supponeva che avessero trovato rifugio i lavoratori intrappolati nel crollo del 5 agosto. Poco dopo, la sonda ha riportato in superficie una nota scritta: era mezzogiorno e la notizia ha fatto rapidamente il giro dell'accampamento, dove da due settimane più di duecento persone aspettano notizie con il fiato sospeso, scatenando scene di gioia. E poco dopo la notizia è stata confermata ufficialmente a tutto il Cile, che sta seguendo in diretta gli sviluppi del dramma, dal presidente Pinera, che domenica ha visitato per la quarta volta Copiago, la località dove è situata la miniera.

Tra il popolo di "Esperanza" in attesa che si compia il miracolo A 47 giorni dall’incidente, con le famiglie dei minatori che vegliano a San José

Vicino al luogo dove si sta scavando un accampamento di tende e roulotte

MINIERA DI SAN JOSÉ (Cile)— Il tripudio per il Bicentenario dell’Indipendenza del Cile ha coinvolto nei giorni scorsi tutte le città del Paese, che hanno fatto a gara per celebrare degnamente la ricorrenza con spettacolari feste nazional-popolari com’è nella loro indole e tradizione: anche se la vicenda dei 33 uomini intrappolati dal 5 agosto nella miniera di San José sotto il deserto di Atacama ha posto bruscamente un limite all'euforia.

2010-08-23 al via il piano per salvare i "sepolti vivi" Cile, sono vivi i minatori intrappolati da 17 giorni. "Mesi per tirarli fuori"

I 33 lavoratori sono riusciti a comunicare con l'esterno. La gioia del presidente Pinera. Paese con il fiato sospeso

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

…………………………………………………………..

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2010-10-14

AVVENIRE

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2010-10-14

Home Page Avvenire > Mondo > Cile in festa per i minatori salvati

Mondo

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14 ottobre 2010

RITORNO ALLA VITA

Cile in festa per i minatori salvati

Trentatre palloni con i colori della bandiera cilena si sono sollevati in aria questa notte quando il 33° minatore intrappolato nella miniera di San Josè ha rivisto la luce. Poi, un emozionato presidente Pinera si è unito ai presenti per cantare l'inno nazionale. Più tardi, i parenti delle vittime sono saliti su una collina che domina il campo di salvataggio. Lì, hanno reso omaggio ai soccorritori, ringraziandoli per aver potuto riabbracciare i loro cari. Nella vicina città di Copiapo, la piazza centrale era gremita di migliaia di persone che hanno festeggiato la liberazione, seguendola in diretta su grossi maxi schermi. I 33 minatori hanno ringraziato gli ingegneri e le squadre di soccorso, i leader politici e i loro familiari.

La fine dell'incubo

Il lungo incubo e' proprio finito: i 33 minatori intrappolati sottoterra in Cile da oltre due mesi sono stati tutti salvati dopo che il rischio di una loro morte nel buio delle viscere della terra ha suscitato preoccupazione e angoscia in tutto il mondo. Dopo 69 giorni dall'incidente, si e' conclusa durante la notte l'operazione di salvataggio condotta nel deserto dell'Atacama. L'ultimo degli operai rimasti bloccati dal 5 agosto scorso nella miniera di San José è stato fatto riemergere poco prima delle 22 ora locale, le 3 in Italia, attraverso la capsula 'Fenix' che ha fatto la spola per quasi un giorno con il punto a oltre 600 metri di profondità in cui i minatori erano rimasti intrappolati a causa di uno smottamento. Attraverso il cunicolo, dopo circa due ore e mezza sono stati riportati in superficie anche tutti i sei soccorritori calatisi nelle viscere della terra per organizzare la risalita dei minatori. L'ultimo minatore a uscire è stato il capo-turno e leader del gruppo fin dal giorno del crollo, Luis Urzua, di 54 anni: su di lui era gravato il compito di mantenere viva la speranza nei compagni durante i 17 giorni in cui non c'erano contatti con i soccorritori e che ha razionato gli alimenti dei quali disponevano (qualche lattina di tonno, latte e frutta in scatola). Appena uscito dalla capsula, il minatore è stato avvolto in una bandiera cilena e in tante città e paesi le campane delle chiese hanno suonato a distesa mentre la gente si è riversata per le strade, animandole con caroselli in auto.

''Le passo il turno e spero che questo non accada piu''', ha detto Urzua rivolto, con casco e occhiali scuri per proteggerlo dalla luce, al presidente cileno Sebastian Pinera che lo ha accolto tra l'esultanza generale. "Ho fatto un turno di 70 giorni, un po' troppo lungo", ha scherzato Urzua fra l'altro dicendosi ''orgoglioso di essere cileno". Tutti attorno a lui hanno applaudito intonando l'inno nazionale. "Mi congratulo con lei, è stato un ottimo capitano", gli ha detto il presidente Pinera che, al termine delle operazioni di soccorso, ha sigillato il pozzo ponendo metaforicamente fine alla vicenda seguita da settimane anche grazie a immagini e voci raccolte dal sottosuolo attraverso una sorta di cordone ombelicale che ha tenuto in vita i minatori con cibo e acqua. Prima di riemergere dalla piccola miniera di rame e oro nei pressi di Copiaco, circa 800 km a nord della capitale Santiago, i soccorritori hanno mostrato alla webcam sotterranea il cartello, in spagnolo, con l'annuncio ''missione compiuta'' registrato dai circa 1.500 giornalisti arrivati da tutto il mondo al ''campo Esperanza''. Protagonista delle immagini tv che hanno documentato l'operazione di salvataggio e' stata la capsula di metallo, poco piu' larga delle spalle di un uomo e dipinta coi colori della bandiera cilena.

Questa sorta di Apollo 11 delle viscere della terra e' stata ridipinta piu' volte ma ha mostrato sempre piu' rigature causate delle rocce dello stretto pozzo scavato per calarla nel sottosuolo. Comunque ha tenuto, fino a riportare in superficie anche l'ultimo dei soccorritori scesi nella cavita' per aiutare i minatori ed entrare nella Fenix. L'uomo che idealmente ''ha spento la luce'' e' Manuel Gonzalez, un tecnico con 20 anni di esperienza in questo tipo di soccorsi. Nella sala mensa della base operativa da dove sono state coordinate le operazioni di soccorso - costate un equivalente tra i 7 e i 14 milioni euro secondo una stima di Pinera - alcuni familiari dei minatori hanno stappato bottiglie per suggellare con brindisi la fine dell'incubo.

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-10-09

SEPOLTI DAL 5 AGOSTO

Cile, la trivella raggiunge i minatori

Ora sarà puntellato il pozzo di salvataggio

ma per il recupero bisognerà aspettare ancora

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Vivi i minatori intrappolati, mesi per tirarli fuori (23 agosto)

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Tra il popolo di Esperanza in attesa del miracolo (21 settembre)

SEPOLTI DAL 5 AGOSTO

Cile, la trivella raggiunge i minatori

Ora sarà puntellato il pozzo di salvataggio

ma per il recupero bisognerà aspettare ancora

La trivella che scava il pozzo di salvataggio nella miniera di oro e rame di San Josè ha completato il lavoro e ha raggiunto i 33 operai sepolti dal 5 agosto. Lo hanno riferito i parenti dei minatori. Il suono delle sirene ha salutato l'attesa conclusione dello scavo del tunnel, immediatamente accompagnato dal coro da stadio dei familiari nel campo "Esperanza" che, abbracciandosi l'un l'altro hanno scandito "Ci-ci-ci,le, le le". Secondo le autoritá, ora occorrerá altro tempo, dai 3 agli 8 giorni, per mettere in sicurezza il tunnel scavato, all'interno del quale scorrerá la capsula-ascensore che riporterá in superficie, uno per volta, i 33 minatori: gli ingegneri dovranno infatti decidere se puntellare il pozzo con cerchi di metallo (nell'intero percorso o solo in alcuni tratti) per renderlo più sicuro, oppure se tentare l'operazione senza eseguire opere di rafforzamento degli strati di roccia.

Entrambe le soluzioni presentano rischi. La roccia non rinforzata potrebbe crollare e bloccare la capsula di salvataggio. Ma anche l'inserimento dei puntelli di acciaio potrebbe, anche solo per il peso , provocare un crollo. "Dovremmo inserire in un cunicolo lungo 600 metri una grande quantità di tubi di acciaio che pesano oltre 150 tonnellate.- ha spiegato il ministro Laurence Golborne -. E anche la loro presenza nel cunicolo potrebbe bloccare la capsula di salvataggio. Non è una decisione semplice, la prenderemo solo dopo aver esaminato le immagini tv del pozzo". Ma i familiari degli uomini intrappolati si preparano a fare festa. "È un miracolo" ha detto Maria Segovia, sorella di uno dei 33 minatori. "Sapevo sarebbe stata la giornata giusta. Ora - ha aggiunto - aspettiamo il salvataggio Speriamo che questo sia l'ultimo fine settimana in questo posto". Le ha fatto eco Lilian, moglie di Mario Gomez, il più anziano del gruppo, parlando circondata dai sette nipotini:"Ora dobbiamo farli uscire".

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

REPORTAGE - Vicino al luogo dove si sta scavando un accampamento di tende e roulotte

Tra il popolo di "Esperanza"

in attesa che si compia il miracolo

A 47 giorni dall’incidente, con le famiglie dei minatori che vegliano a San José

REPORTAGE - Vicino al luogo dove si sta scavando un accampamento di tende e roulotte

Tra il popolo di "Esperanza"

in attesa che si compia il miracolo

A 47 giorni dall’incidente, con le famiglie dei minatori che vegliano a San José

MINIERA DI SAN JOSÉ (Cile)— Il tripudio per il Bicentenario dell’Indipendenza del Cile ha coinvolto nei giorni scorsi tutte le città del Paese, che hanno fatto a gara per celebrare degnamente la ricorrenza con spettacolari feste nazional-popolari com’è nella loro indole e tradizione: anche se la vicenda dei 33 uomini intrappolati dal 5 agosto nella miniera di San José sotto il deserto di Atacama ha posto bruscamente un limite all'euforia.

L'ultima notizia raccolta nell’accampamento "Esperanza", dove da quasi due mesi si sono stabiliti i famigliari dei 33 minatori, è che la perforatrice T-130 ha raggiunto i 630 metri di profondità, cioè il livello in cui si trovano gli operai della San Josè. L'obiettivo, ora, è quello di allargare il "buco", appena costruito, fino a 60 centimetri per consentire la loro uscita: che, secondo le previsioni più rosee degli esperti, potrebbe aver luogo ai primi di novembre.

L'accampamento "Esperanza" è come un palcoscenico dove ognuno recita il suo ruolo. Una buona parte delle famiglie dei minatori ha preso alloggio sotto le tende, altri si sono trincerati nelle proprie roulotte. Ma i più fanno visite quotidiane, arrivando in pullman dalla vicina città di Copiapó per rientrare a casa in serata. Questo rapporto con le famiglie, alimentato dalle lettere che scendono e salgono nelle capsule attraverso l’"ombelico " scavato nella terra, ha contribuito notevolmente ad alleviare l'angoscia delle prime due settimane, quando ancora nessuno sapeva dell'infortunio dei "sepolti vivi".

Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera Paura e speranza fuori dalla miniera

Da qualche giorno anche noi cronisti facciamo parte della popolazione di "Esperanza": che ci viene incontro favorendo il contatto con le famiglie dei minatori della San José, molte delle quali hanno appiccato sulla propria tenda il ritratto del padre, del figlio, del fratello, dell'amico, rimasti laggiù, nelle viscere calde o fredde della terra. Carolina Lobos, una bella ragazza di 25 anni che fatica a contenere la propria esuberanza nella tuta rossa, il ritratto del padre, Franklin Lobos, se lo porta nel cuore. Dopo una brillante carriera da calciatore, suo padre scese in miniera, come avviene spesso in Cile dove i campioni non hanno contratti da capogiro come da noi.

"Quando mi informarono dell'incidente del 5 agosto—racconta—io sapevo che mio papà non era morto…. Ma sapevo anche che la miniera di San José non aveva i dispositivi di sicurezza sufficienti. Per poter estrarre quantità sempre maggiori di rame e oro scavavano più del necessario, senza preoccuparsi della solidità e dello spessore delle pareti. Il nostro signor Presidente venne a trovarci e disse tante belle parole. Ma parlava come un impresario e per un impresario i lavoratori sono soltanto un numero. Non così la senatrice Isabel Allende, che sta con noi con tutto il suo cuore e si batte per noi".

Valutazioni e ritratto che trovano piena conferma quando, il giorno dopo, incontro la figlia di Salvador Allende all'accampamento "Esperanza ", dov’è di casa. Blue jeans e giubbotto, scattante, indaffaratissima, cammina e parla, parla e cammina, 65 anni portati bene: ne aveva 28 quando suo padre perse la vita durante l'assalto al Palazzo della Moneda. Le chiedo se l'incidente della miniera San José poteva essere evitato

"Penso proprio di sì — risponde —. Però occorrevano due cose: che gli organismi facessero compiutamente il loro lavoro e che gli impresari agissero con coscienza adottando le necessarie misure di sicurezza, ciò che non è stato fatto. In questo momento la mia preoccupazione è di riportare in superficie al più presto i 33 minatori. Ma al tempo stesso mi angustia il pensiero che questa miniera non sarà più attiva e che avremo quindi più di 300 operai disoccupati. Il Cile è il maggior esportatore di rame nel mondo: e il rame costituisce la più grande fonte di ricchezza del nostro Paese nella misura del 60 per cento". Apprensione condivisa dal capo dei sindacati Javier Castillos che deve fare i conti con lo spettro della disoccupazione e pone sotto accusa altre società minerarie che non sarebbero seconde alla San José per l'inadeguatezza delle misure di sicurezza: "Facciamo pure il nome della miniera Carolina — conclude — dove nel 2006 ci fu una grande esplosione". Nell’ultimo decennio 373 persone sono morte nelle viscere della terra cilena turgide di rame.

Apprensione condivisa dal capo dei sindacati Javier Castillos che deve fare i conti con lo spettro della disoccupazione e pone sotto accusa altre società minerarie che non sarebbero seconde alla San José per l'inadeguatezza delle misure di sicurezza: "Facciamo pure il nome della miniera Carolina — conclude — dove nel 2006 ci fu una grande esplosione". Nell’ultimo decennio 373 persone sono morte nelle viscere della terra cilena turgide di rame. Suo figlio, Ariel, 27 anni, è uno dei 33 intrappolati. E mentre lui era giù, la moglie, Elizabeth Segovia, gli ha fatto dono di una bimba ed è anche riuscita a fargli pervenire nel suo antro un minivideo dei primi attimi di vita della neonata. Inizialmente i genitori avevano pensato di battezzarla Carolina Elizabeth, ma dopo l'incidente del 5 agosto Ariel ha suggerito che non ci sarebbe stato per lei nome più bello di Esperanza, dal momento che la nascita è avvenuta in un clima magico di grandi emozioni, di pena e speranza.

La situazione non è drammatica e certamente si troverà una soluzione per riportare a galla poche decine di uomini che—sentenzia Castillos— "sono incarcerati 700 metri sotto terra senza aver commesso alcun delitto". All'accampamento c'è un tranquillo clima di attesa. Sotto le tende (ermeticamente chiuse dopo il crepuscolo) il solito tran tran della vita domestica, il pentolone che bolle, la teiera, i bambini che giocano strillando.

Un'atmosfera quasi idilliaca se non gaudiosa: che però ha corso il rischio di infrangersi quando è scaturita la polemica sull’opportunità o meno di festeggiare il 18 settembre, anniversario dell'indipendenza, con celebrazioni, sfarzo e banchetti ufficiali.

"Vi pare questo il momento delle grandi manifestazioni e dei pavoneggiamenti mentre 33 uomini sono relegati nelle caverne sottoterra e rischiano di morire?", hanno protestato con veemenza molte famiglie degli intrappolati.

All'accampamento è nettamente prevalsa la decisione di attenersi a un comportamento di sobrietà simile a quello cui sono costretti, ha detto la signora Alicia Campos, madre di Daniel Herrera, i "nostri figli e fratelli laggiù sottoterra ". Quindi, bando all'ingordigia e ai peccati di gola.

Con Luigi sono ospite nella tenda di Nelly Buguno Zepeda e di Griseida Godoy Ogaide, rispettivamente madri di Victor Zamora, 33 anni, e di Carlos Barrios, 27, ambedue del gruppo dei 33. La signora Nelly stava leggendo la Bibbia quando sono entrato in casa ma non esita a togliersi gli occhiali per intessere un panegirico al figlio che tiene con lei un contatto quotidiano scrivendole lettere e poesie. Lavora in miniera come gli altri suoi due figli che invece hanno scarsa famigliarità con gli endecasillabi.

Lamenta che il lavoro nella miniera sia mal pagato e alla fine ammette che "nessuno può mai sapere se alla fine torneranno a casa". Griseida è d'accordo e aggiunge che "dobbiamo dar loro appoggio morale e amore con le nostre lettere. È importante che non siano depressi. E laggiù non è facile. Ci sono discussioni e scontri fisici tra di loro, come è natura che avvenga fra 33 uomini, ognuno con il suo proprio carattere. Però infine c'è solidarietà, anche per affrontare una condizione di vita impossibile dove non è mai giorno e non è mai notte. Per il calore e l'umidità soffrono il mal di piedi. Insomma, un inferno, 24 ore su 24".

Nell'accampamento cammino tra una selva di cartelli, bandiere, striscioni dove, sotto un volto e un nome, c'è scritto "noi ti aspettiamo ", "la tua figlia che tanto ti ama", "papito il mio cuore è con te"; e si trovano anche messaggi tracciati col gesso sulla roccia e sul dorso della montagna domina uno striscione rosso che inneggia alla lotta con la scritta "Fuerza Mineros!!!".

Nel mosaico delle sofferenze di "Esperanza" mettiamoci pure la famiglia di Mario Gomez, che, a 63 anni, è il più anziano dei 33. Sotto una tenda azzurro-grigia sua figlia Romina sta scrivendo ora una lettera che in serata raggiungerà il padre attraverso il tubo. "Papà — dice — cominciò a lavorare nella miniera a 13 anni ed è stato minatore per tutta la sua vita".

Quattro passi più in là, un uomo massiccio di nome Juan sta cercando di sistemare alla meglio su un baluardo roccioso il ritratto di un giovane, già glorificato da scritte e cartelli. "E’ mio figlio Jimmy — mi informa —, ha 19 anni ed è rimasto intrappolato laggiù con tutti gli altri. Nella foto che vedi ha in braccio la figlioletta Barbara, 3 mesi appena che io chiamo Barbarita…. Siamo una famiglia di minatori, mio nonno, mio padre. Io ho lavorato alla San José per 3 anni e Jimmy era in miniera da appena 4 mesi".

Il destino di Barbarita è segnato. Diventerà la moglie di un minatore e metterà al mondo un mini-esercito di mini-minatori. Perché sta scritto che un "Chile sin mineros no es Chile", un Cile senza minatori non potrebbe esistere.

Ettore Mo

21 settembre 2010

 

 

 

al via il piano per salvare i "sepolti vivi"

Cile, sono vivi i minatori intrappolati

da 17 giorni. "Mesi per tirarli fuori"

I 33 lavoratori sono riusciti a comunicare con l'esterno. La gioia del presidente Pinera. Paese con il fiato sospeso

al via il piano per salvare i "sepolti vivi"

Cile, sono vivi i minatori intrappolati

da 17 giorni. "Mesi per tirarli fuori"

I 33 lavoratori sono riusciti a comunicare con l'esterno. La gioia del presidente Pinera. Paese con il fiato sospeso

SANTIAGO - I 33 minatori intrappolati da 18 giorni in una miniera di oro e rame nel nord del Cile sono ancora vivi. Ma occorreranno almeno tre mesi per poterli tirare fuori. Il presidente cileno, Sebastian Pinera, ha confermato che i "sepolti vivi" sono riusciti a comunicare con l'esterno infilando un biglietto di carta nel tunnel scavato per raggiungerli. Nelle prime ore di domenica, una sonda era infatti arrivata a 688 metri di profondità e aveva raggiunto la galleria dove si supponeva che avessero trovato rifugio i lavoratori intrappolati nel crollo del 5 agosto. Poco dopo, la sonda ha riportato in superficie una nota scritta: era mezzogiorno e la notizia ha fatto rapidamente il giro dell'accampamento, dove da due settimane più di duecento persone aspettano notizie con il fiato sospeso, scatenando scene di gioia. E poco dopo la notizia è stata confermata ufficialmente a tutto il Cile, che sta seguendo in diretta gli sviluppi del dramma, dal presidente Pinera, che domenica ha visitato per la quarta volta Copiago, la località dove è situata la miniera.

"Viva Chile!, mierda", ha esclamato il presidente, contagiato dall'emozione. "I 33 di noi che sono nel rifugio stanno bene", si legge nella nota. I soccorritori sono riusciti a far passare nel micro tunnel scavato anche una telecamera, che ha rimandato attraverso le lenti le immagini di alcuni minatori: a petto nudo per il caldo all'interno, ma in condizioni migliori di quello che ci si attendeva. Pinera ha elogiato "il valore e il coraggio" dei 32 minatori cileni e del boliviano intrappolati nella miniera della azienda San Esteban che "hanno resistito più di due settimane soli, nelle viscere della montagna". Secondo El Mercurio de Chile, l'ingegnere incaricato delle manovre, Andre Sougarret, ha già reso noto il piano, che partirà nelle prossime ore, per concretizzare il salvataggio dei minatori. Una volta stabilite le comunicazioni e consegnati acqua e alimenti, si introdurrà una sonda di maggiori dimensioni per iniziare il trasporto in superficie dei minatori. Secondo l'esperto il salvataggio potrebbe durare fino a quattro mesi. (fonte: Agi)

 

23 agosto 2010(ultima modifica: 24 agosto 2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-10-14

Esce l'ultimo dei minatori

A San Josè l'incubo è finito

Alle 2.56, ora italiana, fuori il capo squadra Luis Urzua. Ha razionato il cibo nei 70 giorni di "reclusione". Il presidente Pinera: "Sei stato un buon capitano". Poi sigilla il pozzo

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* Il ritorno alla vita dei minatori "E' il miracolo delle Ande"

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* Cile, quei messaggi dal sottosuolo "Cara moglie, il buio mi farà impazzire"

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Cile, quei messaggi dal sottosuolo "Cara moglie, il buio mi farà impazzire"

MINIERA DI SAN JOSE' (CILE) - "Missione compiuta Cile". Poche parole, ma sufficienti a racchiudere la soddisfazione e il sollievo per un'impresa che resterà nella memoria. Le hanno lasciate a più di settecento metri di profondità, su un piccolo cartello, i sei soccorritori che sono scesi nelle viscere della terra per riportare alla luce i trentatré minatori intrappolati, dal 5 agosto scorso, nella miniera di San José. Un incubo durato 70 giorni, che ha tenuto con il fiato sospeso i minatori, le loro famiglie, il Cile e il mondo intero che, giorno dopo giorno, ha seguito tutti i tentativi fatti per salvare la vita al gruppo dei 'los 33'.

Alle 2.56 (ora italiana) anche Luis Urzua, 54 anni, il capo squadra, ha potuto riabbracciare i suoi cari e ricevere l'applauso delle migliaia di persone che, da più due mesi, aspettavano il lieto fine di una storia che, al momento del crollo della miniera, sembrava essere già finita in tragedia. Invece, grazie alla grandissima mobilitazione e alle forze messe in campo dal Cile, la capsula Fenix, in più di 27 ore di lavoro, ha estratto tutti gli uomini.

Avvolto nella bandiera cilena, Luis Urzua ha ricevuto l'abbraccio del presidente Sebastian Pinera: "Ti sei comportato come un vero capitano - ha detto il presidente al minatore -. Il capitano di una nave, che la lascia per ultimo". Poi, una volta che anche i soccorritori sono riemersi dal tunnel, Pinera ha sigillato il pozzo della miniera, per scrivere, questa volta per sempre e con il sorriso, la parola 'fine' alla vicenda.

"Spero che episodi come questo non si ripetano mai più", ha detto Luis Urzua al presidente cileno. Nato a Vallenar, un villaggio non lontano da San Josè, con una trentina d'anni d'esperienza mineraria, Urzua è stato il capo-turno e leader del gruppo fin dal giorno del crollo, il 5 agosto. È riuscito a imporre l'ordine e la disciplina nel gruppo, fin dai primi giorni di "prigionia", razionando gli alimenti dei quali disponevano i minatori: qualche lattina di tonno, latte e frutta in scatola.

Prima di Urzua, per ultimi, erano usciti Richard Villarroel, Juan Aguilar, Pedro Cortez e Ariel Ticona. Ma, solo dopo l'uscita dei sei soccorritori calati in fondo al giacimento per organizzare la risalita degli operai, il Cile ha potuto andare a dormire sereno. Manuel Gonzalez, tecnico con 20 anni di esperienza nell'affrontare questo tipo di incidenti, è rimasto per circa mezz'ora solo nella cavità sotterranea. Le tv cilene l'hanno definito "l'uomo che ha spento la luce".

(14 ottobre 2010)

 

 

2010-10-09

LA STORIA

Cile,raggiunti i minatori

bloccati a San José

I lavoratori sono intrappolati da due mesi nella miniera. Ma adesso si tratta di decidere come riportarli ijn superficie. Esplode la gioia dei familiari

Cile,raggiunti i minatori bloccati a San José

SAN JOSE' - Dopo 66 giorni trascorsi a oltre 660 metri di profondità, 1 i 33 minatori intrappolati in Cile vedono vicina la fine delle loro sofferenze. La trivella, infatti, li raggiunti. Una notizia segnata dagli applausi dei tecnici che hanno alzato le braccia in segno di vittoria ed è risuonata la sirena del campo. Subito i familiari si sono abbracciati e tutti hanno suonato i clacson delle auto sul posto. Gruppi di persone stanno salendo sull'altura che sovrasta Campo Esperanza dove sventolano 32 bandiere cilene e una boliviana per l'unico minatore straniero.

Gli ingegneri hanno spiegato di aver forato l'ultima parte di roccia (4 metri) con particolare cautela per evitare il crollo del tunnel. La trivella del 'piano b' ha scavato un buco largo a sufficienza per permettere l'invio di una capsula che riporti in superficie i minatori, uno alla volta, forse a partire da martedì. Ma il rischio non è del tutto passato. Le squadre di soccorso dovranno decidere se rinforzare e proteggere con l'acciaio il tunnel oppure tentare di tirare fuori i minatori senza toccare la roccia. Il tunnel di acciaio servirebbe a evitare che frammenti di roccia possano cadere e danneggiare la capsula, ma non salverebbe i minatori nel caso la miniera subisse un altro crollo. In più, lo stesso tunnel potrebbe causare un nuovo disastro. "Si tratta di far passare attraverso un buco di 600 metri molti tubi che pesano più di 150 tonnellate - ha messo in guardia il ministro - e la struttura potrebbe bloccare i movimenti della capsula. Non è una decisione facile da prendere".

Se gli ingegneri si convinceranno che il condotto è abbastanza sicuro da permettere il passaggio della capsula senza eccessivi problemi, i minatori potrebbero essere tirati fuori uno a uno da martedì. Nello scenario peggiore potrebbero volerci "8-10 giorni".

"I 33 uomini hanno accolto con calma e tranquillità il completamento del pozzo - dice il ministro delle Risorse minerarie cileno, Lawrence Globorne - Per decidere i prossimi passi da fare ci prenderemo il tempo necessario. Quello di oggi è un risultato fondamentale ma questo lavoro sarà finito solo quando vedremo l'ultimo dei 33 minatori uscire fuori dal giacimento".

"E' un miracolo - dice Maria Segovia, sorella di uno dei 33 minatori - Aspettiamo il salvataggio Speriamo che questo sia l'ultimo fine settimana in questo posto". "E' travolgente. Posso solo immaginare quello che mio fratello ha passato laggiu''' commenta Gaston Henriquez, fratello di uno dei minatori. ''Siamo molto felici - aggiunge Wilson Avalos, che ha due fratelli nella miniera - perche' negli ultimi due mesi abbiamo sofferto enormemente. Ora aspettiamo per farli emergere in modo che possiamo riabbracciarli e riportarli a casa''.

(09 ottobre 2010)

 

 

 

Minatori intrappolati a San José

Iniziate operazioni preliminari di scavo

La 'talpa' australiana, installata nella miniera per realizzare una galleria, è avanzata di una ventina di metri. Le autorità studiano anche soluzioni alternative per ridurre i tempi per salvare i 33 lavoratori

Minatori intrappolati a San José Iniziate operazioni preliminari di scavo Pedro Cortez, uno dei minatori intrappolati a San José

SANTIAGO DEL CILE - Sono iniziate le operazioni preliminari di scavo della galleria verticale di 700 metri per raggiungere i 33 minatori intrappolati dal 5 agosto scorso nell'impianto di San José; la "talpa" è avanzata di una ventina di metri, prima sezione del 'tunnel pilota' che verrà in seguito allargato per il salvataggio vero e proprio.

Le autorità cilene studiano però anche delle possibili alternative che permettano all'operazione di concludersi in tempi più brevi: la "talpa" australiana Strata 905 del peso di 31 tonnellate, appositamente trasportata e installata nella miniera, impiegherà infatti dai tre ai quattro mesi a svolgere il proprio compito.

Fonti di stampa cilene indicano che il presidente Sebastian Pinera vorrebbe che i minatori potessero risalire in superficie già il 18 settembre, bicentenario dell'indipendenza del Paese: i tecnici stanno valutando dunque la possibilità di allargare una delle tre piccole gallerie esistenti che arriva a 600 metri di profondità, quota dove si trova una delle officine della miniera; questa soluzione porterebbe avvenire in non più di due mesi, dato che i minatori potrebbero raggiungere l'officina dal rifugio nel quale si trovano attualmente.

Inizialmente il condotto dovrebbe essere allargato di circa una ventina di centimetri per poter far arrivare ai minatori oggetti più grandi di quanto sia attualmente possibile: ogni ulteriore aumento di diametro dovrà tuttavia essere sottoposto ad analisi per evitare il rischio di ulteriori crolli o cedimenti.

(31 agosto 2010)

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-10-14

Salvati i 33 minatori Il Cile festeggia la fine di un incubo

E' tornato in superficie l'ultimo dei 33 minatori intrappolati dal 5 agosto nelle viscere della miniera cilena di San Jos, nel deserto dell'Atacama. Il capo-turno e leader del gruppo fin dal giorno del crollo, Luis Urzua, di 54 anni, è stato fatto risalire intorno alle 22 ora cilena, le 3 in Italia. Il presidente cileno Pinera lo ha abbracciato. E il paese latino americano ha dato una prova di efficienza, e solidarietà umana, che ha fatto il giro del mondo.

Erano bloccati dal 5 agosto. E anche se i mass media hanno trasformato l'operazione di salvataggio, condotto con accortezza, tempi rapidi e tecnologia, in uno spettacolo mediatico globalizzato, c'è la felicità di un intero paese per la sorte dei lavoratori e per il salvataggio che era tutt'altro che semplice e scontato. Un esito felice che ci ricorda, o dovrebbe ricordarci anche in Italia, che morire sul lavoro non è giusto e non è inevitabile. E che la sicurezza nelle miniere è un problema serio e che incidenti simili non dovrebbero ripetersi.

Urzua è risalito come gli altri con la capsula "Fenix" che ha fatto la spola per quasi un giorno con l'area a oltre 600 metri di profondità in cui i minatori erano rimasti intrappolati per uno smottamento. Attraverso il cunicolo, dopo circa due ore e mezza sono stati riportati in superficie anche tutti i sei soccorritori calatisi nelle viscere della terra per organizzare la risalita dei minatori.

Laggiù nel sottosuolo Urzua aveva il compito di mantenere viva la speranza nei compagni durante i 17 giorni in cui non c'erano contatti con i soccorritori e ha razionato gli alimenti: qualche lattina di tonno, latte e frutta in scatola. Appena uscito dalla capsula, il minatore è stato avvolto in una bandiera cilena e in tante città e paesi le campane delle chiese hanno suonato a distesa mentre la gente si è riversata per le strade con caroselli in auto. "Le passo il turno e spero che questo non accada più", ha detto Urzua, con casco e occhiali scuri per proteggerlo dalla luce, al presidente cileno Sebastian Pinera che lo ha accolto tra l'esultanza generale.

"Ho fatto un turno di 70 giorni, un po' troppo lungo", ha scherzato Urzua fra l'altro dicendosi "orgoglioso di essere cileno". Tutti attorno a lui hanno applaudito intonando l'inno nazionale. "Mi congratulo con lei, è stato un ottimo capitano", gli ha detto Pinera che, al termine delle operazioni di soccorso, ha sigillato il pozzo ponendo metaforicamente fine alla vicenda seguita da settimane anche grazie a immagini e voci raccolte dal sottosuolo attraverso una sorta di cordone ombelicale che ha tenuto in vita i minatori con cibo e acqua.

Prima di riemergere dalla piccola miniera di rame e oro nei pressi di Copiaco, a circa 800 chilometri a nord della capitale Santiago, i soccorritori hanno mostrato alla webcam sotterranea il cartello, in spagnolo, con l'annuncio "missione compiuta" registrato dai circa 1.500 giornalisti arrivati da tutto il mondo al "campo Esperanza".

La capsula di metallo che ha permesso di recuperare gli uomini è poco più larga delle spalle di un uomo e dipinta coi colori della bandiera cilena. Sorta di Apollo 11 delle viscere della terra è stata ridipinta più volte ma ha mostrato sempre più graffi causati delle rocce dello stretto pozzo scavato per calarla nel sottosuolo. Comunque ha tenuto, fino a riportare in superficie anche l'ultimo dei soccorritori.

14 ottobre 2010

 

 

2010-10-09

Cile, minatori vedono luce Presto saranno fuori

Missione compiuta, anche se la partita non è chiusa. Anzi: oggi, dopo il completamento della perforazione, per i tecnici cileni al lavoro a San Josè si apre la fase più delicata: estrarre vivi uno a uno i 33 minatori intrappolati. Un'operazione complessa, che potrebbe iniziare lunedì, forse un pò più tardi. Di certo però il 'D-Day' ora è vicino. Dopo il giorno maledetto del crollo (il 5 agosto) che ha bloccato il gruppo nella miniera, oggi è stato una giornata di grande festa, a San Josè e in tutto il Cile, così come era avvenuto il 22 agosto, quando dalla profondità della terra era arrivata a sorpresa la notizia che "los 33" erano vivi e stavano bene.

Il momento magico, quello che ha fatto gioire i quasi 200 familiari presenti al Campamento Esperanza insieme a un "esercito" di giornalisti, è arrivato alle 08:05 del mattino, quando dall'ingresso della miniera i tecnici hanno fatto sapere che l'opera era compiuta e che la trivella T-130D non doveva più scavare: era infatti arrivata a quota -622 metri, sfondando l'ultima barriera rocciosa ed entrando così in "contatto" con i minatori, che da 65 giorni vivono a quella profondità. L'ultimo tratto della lunga strada aperta dalla perforatrice è stato il più delicato.

Proprio agli ultimi metri tecnici e ingegneri hanno dedicato la massima attenzione, trivellando a una minore velocità per non provocare crolli, rotture della testa della perforatrice o altri intoppi. In superficie, passata la prima ondata della festa, il campo Esperanza si è per qualche minuto bloccata per ascoltare il ministro delle risorse minerarie, Laurence Golborne. Più emozionato del solito, il ministro ha confermato che tutto era andato bene e che fin da subito i tecnici erano passati alle successive fasi del lavoro: il recupero della trivella, la ripresa filmata - che va visionata dagli esperti - dell'ultima parte del tunnel. E soprattutto le discussioni con i tecnici su quella che, ormai da giorni, è diventata la questione chiave: rivestire o no l'interno del pozzo con grandi tubi d'acciaio (12 metri ognuno, ma calati legati due a due) per rafforzare le sue pareti di pietra.

A preoccupare Golborne, l'ingegnere Andrè Sougarret, capo della squadra tecnica, e gli altri tecnici sono, in particolare, i primi 100 metri del tunnel a partire dalla superficie, dove il terreno è più friabile, più "debole", precisa Sougarret: più suscettibile cioè di frane o crolli, che metterebbero in serio rischio l'intera operazione. Pressato dai cronisti, Golborne ha ricordato che i minatori avevano accolto l'arrivo della perforatrice con emozione "ma tranquilli, sereni". Per i "mineros", aggiungono altre fonti, le pietre e i detriti caduti nel rifugio dove si trovano sono stati ricevuti con festa: "In quel momento per noi le pietre erano come caramelle eravamo come dei bambini", ha commentato uno dei 33, Samuel Avalos.

09 ottobre 2010

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-10-09

Più vicini alla liberazione i 33 minatori cileni in trappola. La trivella li ha raggiunti

Cronologia articolo9 ottebre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 14:32.

La trivella ha raggiunto il punto in cui si trovano i 33 minatori cileni intrappolati nella miniera di San José dal 5 agosto. Il 'piano B' - come è stato definito - è stato anche più veloce del previsto, visto che poco prima fa il senatore Baldo Procurica aveva dichiarato che le operazioni di scavo sarebbero durate altre 2-3 ore. "È un miracolo" ha detto Maria Segovia, sorella di uno dei minatori, che ha scavato il pozzo di soccorso. "Sapevo sarebbe stata la giornata giusta. Ora - ha aggiunto - aspettiamo il salvataggio Speriamo che questo sia l'ultimo fine settimana in questo posto". Le ha fatto eco Lilian, moglie di Mario Gomez, il più anziano del gruppo, parlando circondata dai sette nipotini:"Ora dobbiamo farli uscire".

 

 

 

I minatori cileni da 66 giorni nelle viscere della Terra

Cronologia articolo

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Storia dell'articolo

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 16:35.

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La trivella ha impiegato 33 giorni per raggiungere il punto, a oltre 600 metri di profondità, in cui si trovano i 33 uomini intrappolati dal 5 agosto nella miniera di San José, in Cile. I minatori potrebbero tornare in superficie a partire da martedì. Ecco una breve cronologia degli eventi:

5 AGOSTO - Trentatré lavoratori restano intrappolati nella miniera d'oro e rame di San José (800 chilometri a nord di Santiago) dopo una frana.

6 AGOSTO - Il presidente cileno, Sebastian Pinera, assicura che il governo farà "tutto quello che è umanamente possibile" per riportarli vivi in superficie.

7 AGOSTO - Nuovi smottamenti ostacolano le operazioni di soccorso.

12 AGOSTO - Il Ministero delle risorse minerarie definisce "esigue" le probabilità di salvare i minatori.

22 AGOSTO - I minatori sono ancora vivi. Raggiunti da una sonda, mandano in superficie un foglio di carta, su cui si legge: "Stiamo bene, tutti e 33, nel rifugio". Arrivano anche le prime immagini: sembrano tutti in buona salute.

23 AGOSTO - I trentatré ricevono delle provvigioni attraverso un condotto. Vicina al fallimento, la compagnia San Esteban, proprietaria della miniera, dubita di poter versare i salari.

25 AGOSTO - Le autorità annunciano che i trentatré uomini sanno ormai che le operazioni per il loro salvataggio saranno lunghe, da tre a quattro mesi.

26 AGOSTO - La televisione trasmette le prime immagini dei minatori che raccontano la loro 'quotidianità'. La giustizia blocca 1,8 milioni di dollari di redditi della miniera, per garantire i futuri indennizzi.

29 AGOSTO - Primi contatti telefonici tra i minatori e i loro familiari. I trentatré si spostano in una parte più asciutta della galleria. Più di 60 sonde di rifornimento spedite in una settimana.

30 AGOSTO - Prima perforazione di una trivella.

5 SETTEMBRE - Comincia una seconda perforazione, il 'Piano B', con la T-130.

17 SETTEMBRE - La T-130 raggiunge i minatori per i rifornimenti, ma deve allargare il tunnel per poterli tirare fuori.

19 SETTEMBRE - Una terza trivella - 'Piano C' - comincia a perforare il suolo, direttamente con il diametro necessario di 66 centimetri.

30 SETTEMBRE - Le famiglie di 29 dei 33 minatori chiedono 12 milioni di dollari d'indennizzo ai proprietari della miniera.

1 OTTOBRE - Le autorità annunciano che i minatori saranno tirati fuori "nella seconda parte di ottobre".

4 OTTOBRE - Il presidente Pinera "spera" di poter salvare i minatori prima di partire per l'Europa il 15 ottobre.

9 OTTOBRE - La trivella raggiunge il punto in cui si trovano i minatori, che potrebbero tornare in superficie a partire da martedì 12.

 

 

 

 

 

 

 

 

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